Oscar Wilde.
Dublino 1854 - Parigi 1900.
Oscar Wilde nasce da un noto oculista e una poetessa che si batte per l'indipendenza dell'Irlanda.
Si laurea brillantemente in Lettere Classiche all'Università di Oxford e nel frattempo si fa notare in pubblico per la raffinatezza dei suoi gusti, le abitudini eccentriche e il piacere del paradosso, che non sempre viene compreso. Tuttavia lo scrittore non si preoccupa di dare scandalo con i suoi comportamenti e le sue idee.
Nel 1881 pubblica con successo i Poems, la sua prima raccoltà di poesie.
Tra il 1888 e il 1891 scrive le fiabe e i racconti contenuti nei volumi Il Principe Felice, La Casa dei Melograni, Il delitto di Lord Arthur Savile e il suo capolavoro, Il Ritratto di Dorian Gray.
L'amicizia con il poeta Lord Alfred Douglas attira sullo scrittore la malevolenza e i sospetti della buona società.
Nel 1895, dopo un clamoroso processo, è condannato per omosessualità a due anni di lavori forzati: durante la prigionia scrive il De profundis (una lunga lettera ad Alfred Douglas) e la Ballata del carcere di Reading.
La
Casa dei Melograni.
1891.
La
Casa dei Melograni è una raccolta di racconti spesso erroneamente
etichettati come fiabe per bambini.
Attraverso
principesse, sirene, nani e animali parlanti, Wilde ci introduce in
un mondo fantastico pieno di avventure, e cela in esse delle forti
morali che, una volta percepite, accompagneranno il lettore per il
resto della vita.
La
grandezza di Wilde sta proprio in questo: attraverso quelle che
sembrano semplici storie, egli riesce a riunire nella lettura due
mondi ormai separati: l'universo severo e razionale degli adulti, e
quello innocente, spontaneo e ricco di fantasie dei bambini.
Vissuto
nel pieno dell'Età Vittoriana, Wilde ci racconta della vita, dei
suoi segreti, delle sue bellezze, ed è incredibile come quei
racconti ci siano ancora di insegnamento dopo più di un secolo dalla
sua scomparsa.
Wilde
professa l'Amore come il sentimento più nobile e caro che l'uomo
possa mai provare. E non solo l'amore per la persona amata. Egli
parla di sacrificio e di buone azioni verso il prossimo.
Ne è d'esempio
Il Figlio delle Stelle, l'ultimo dei quattro racconti, che
condanna l'egoismo e promuove, invece, l'amore per ogni essere
vivente.
Nel primo dei
quattro racconti, Il Giovane Re,
viene approfondito il concetto di cambiamento della persona.
(Concetto che viene analizzato anche ne Il Figlio delle
Stelle.) Il protagonista,
proprio come il suo scrittore, è attratto dalla bellezza ed è alla
ricerca della perfezione. Grazie a tre sogni, però, il nostro
Giovane Re comprende che la vera Bellezza è in ognuno di noi, non in
abiti e pietre prezione; ed è così che avviene l'evoluzione, se
così si suol dire, della sua persona.
Non sempre, però,
le storie finiscono con un lieto fine. Ed è questo il caso de
Il compleanno dell'Infanta. Ambientato
in Spagna nell'Età Vittoriana, racconta della breve vita di un nano
portato a corte per far ridere della sua goffaggine e antiesteticità.
Il povero nano, però, è inconsapevole del suo aspetto e, convinto
di essere ricambiato, s'innamora della giovane Infanta.
Ma
saranno proprio la sua umanità e i suoi sentimenti a togliere il
sorriso da quel buffo e piccolo viso. “In
futuro – ordinò – quelli che saranno condotti a palazzo per il
mio divertimento non dovranno avere un cuore!”
Con
questo racconto, Wilde ci fa riflettere sulla discriminazione e
l'emarginazione, accusandole come atti malvagi e ingiusti.
Arriviamo,
infine, a Il Pescatore e la sua Anima,
il racconto che più sente l'influenza del contesto in cui visse
Oscar Wilde.
In
questo racconto è presente un forte richiamo alla società del tempo
e al disprezzo provato nei confronti degli omosessuali.
L'amore
impossibile tra la giovane Sirena e il Pescatore, infatti, altro non
è che una dolce e dolorosa rappresentazione del tormento che Wilde
visse ogni giorno.
Voto: ☆☆☆☆
Consigliato: Sì!
Consigliato: Sì!
“Le
fiabe sono per i bambini ciò che i sogni sono per l’adulto e –
intessute della materia del sogno – espongono non soltanto il lato
buono dell’esistenza ma anche il fango della vita.” Bruno
Bettelheim